venerdì 12 agosto 2011

Il personal computer compie 30 anni. Ma arriverà ai 40?


.La sigla che ha dato il via alla rivoluzione dei personal computer, il 12 agosto del 1981, è in quattro numeri: 5150. Così si chiamava il primo computer dato alla vita da International Business Machine, Ibm, e presentato pubblicamente alla stampa in una stanza del Waldorf Astoria Hotel di New York

Poco tempo dopo i vertici di Big Blue siglavano con Paul Allen e Bill Gates, i due co-fondatori di Microsoft, l'accordo per avere il licenza d'uso il sistema operativo – il celeberrimo Md-Dos versione 1.0 - da caricare nella loro nuova creatura e renderla un'icona destinata a segnare la storia dell'informatica. E diventare un prodotto capace di mettere in ombra i primi pc arrivati sul mercato, dall'Apple II ai modelli a firma di Atari e Commodore.
Il look del primo personal computer della storia era come facilmente immaginabile ben diverso da quello di un iPad o di un comune notebook. L'unità centrale non spiccava certo per l'eleganza del design ma era pur sempre l'elemento più importante del computer, il luogo dove erano ospitate tra l'altro anche i due slot per i floppy disk. La memoria interna di sola lettura era di 40 kbytes, quella a disposizione dell'utente si fermava a 16 kilobyte. Il prezzo di listino era di 1.565 dollari. Sebbene non disponesse di funzionalità e prestazioni superiori a quelli della concorrenza, anzi esattamente il contrario, ha tutt'oggi il merito secondo vari esperti di essere stata la "macchina" che rivoluzionò più di qualsiasi altra il modo di lavorare, comunicare e di giocare.

Gli aneddoti legati all'Ibm 5150 si sprecano. Fece scalpore, per esempio, il fatto che il gigante nordamericano decise di realizzarlo utilizzando componenti elettronici di fornitori terzi (vedi il processore Intel 8088) e questo per velocizzare i tempi di sviluppo del prodotto, che si limitarono a soli 12 mesi, un record assoluto per la compagnia di Armonk fino ai primi anni ottanta. Anche il sistema operativo non era Ibm: inizialmente fu scelto il Cp/M della Digital Research ma tempo pochi mesi a segnare in modo indelebile la fortuna del primo pc di Big blue fu come detto il software di Microsoft.
L'esplosione del mercato dei computer sarebbe arrivata qualche anno più tardi e con essa la proliferazione dei cloni della serie 5150: Compaq Computer fu la prima a portare nelle aziende americane una macchina con identica architettura a quella di Ibm, mentre nel contempo cresceva a ritmi impressionante il numero di software e periferiche compatibili. Con la popolarità globale del pc iniziava il declino di Big Blue – che pure aveva sviluppato (in collaborazione con Gates) il sistema operativo OS/2 - e prendeva sempre più corpo il sodalizio che per un ventennio ha caratterizzato questa industria: quello che ha uito Intel e Microsoft. Con l'avvento di Windows il mondo dei computer ha conosciuto un'altra grande rivoluzione, quella che trasformato il pc in una commodity. E Ibm – che nel 2005 vendette il business dei pc a Lenovo per 1,7 miliardi di dollari - passava il pallino alla società di Redmond. Poi sarebbero venuti l'iPhone, gli smartphone, l'iPad e i tablet di nuova generazione con display touch screen.

Ed è sintomatico come, in occasione del 30esimo compleanno del 5150, proprio uno degli ingegneri che contribuì a realizzarlo - Mark Dean, oggi Chief technology officer di Ibm per la regione Middle East and Africa e padrino di tre dei nove brevetti del primo pc di Big Blue – se ne sia uscito con una dichiarazione che non lascia dubbi. "L'era dei personal computer – ha sentenziato infatti il manager sul blog ufficiale della società – è al crepuscolo. Ed è ora chiaro come la nostra azienda fu all'avanguardia nel prevedere l'avvento della post-pc era. Io, personalmente, ho già messo alle spalle il pc e il mio computer principale oggi è un tablet".






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