giovedì 8 settembre 2011

Titolo del postLago di Toblino, sono arrivate le nutrie



nutrieTOBLINO - Una passeggiata di fine agosto sulle rive di Toblino sembrava aver riservato una gradevole sorpresa ad un nostro lettore, convinto di aver avvistato nelle acque del lago una lontra, «simpatico e rarissimo animale». Purtroppo quello che è finito immortalato nello scatto fotografico pubblicato qui accanto non si è rivelato altro che una meno poetica nutria, un grosso roditore con la classica coda nuda da ratto «importato» dal Sudamerica.
 
I primi esemplari arrivarono in Italia addirittura nel 1928 per dare inizio a un allevamento commerciale per la produzione di pellicce. Da allora questa attività è continuata, con un vero e proprio boom negli anni Sessanta e Settanta. All'entusiasmo, subentrò però una crisi del settore che rese non più remunerativo l'allevamento. Risultato: diverse nutrie fuggite o liberate cominciarono a colonizzare i territori umidi della Pianura padana, arrivando alla costa adriatica fino all'Abruzzo e quella tirrenica fino al Lazio.
 
Qualche esemplare ha trovato condizioni ideali nelle acque del Basso Trentino, determinando una serie di problemi per i quali si è deciso un piano di abbattimento nelle zone più densamente popolate. Roditori prolifici, le nutrie scavano profondi cunicoli sulle rive dei laghi e dei corsi d'acqua rendendole pericolosamente instabili e particolarmente vulnerabili in caso di ondate di piena. Inoltre rappresentano un pericolo per certe coltivazioni (il caso classico è il granturco) delle quali si cibano. Infine stravolgono l'equilibrio dei biotopi nei quali si installano, predando fra l'altro le uova dei volatili che nidificano in tali zone. Peccato: l'idea di una lontra al lago di Toblino sarebbe stata certamente una notizia molto più confortante. Ma, purtroppo, non è così come confermano al Museo di Scienze naturali di Trento: Myocastor coypus, ovvero nutria. B. B.

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