lunedì 12 settembre 2011

Falling Man La storia della foto più famosa e impressionante scattata l'11 settembre 2001


Falling Man

La storia delle stragi dell’11 settembre è un’immensa storia di immagini, riempita a sua volta di mille storie diverse, entrate nella memoria collettiva in una serie di scatti e dirette e video di quel giorno. E dentro ha le storie delle persone morte quel giorno, molte delle quali si mescolano nel numero complessivo delle vittime, e una delle quali è raccontata in una fotografia divenuta simbolo di un sacco di cose, non solo di quel giorno ma anche dei modi con cui gli americani reagirono a quel giorno.

È la fotografia del “Falling Man”, l’uomo che cade.

La scattò l’11 settembre alle 9 e 41 minuti e 15 secondi Richard Drew, un fotografo dell’agenzia Associated Press che aveva visto passare altri momenti della storia durante la sua carriera. Quando aveva 21 anni si trovava accanto a Robert Kennedy, candidato democratico alla presidenza, nel momento in cui venne ucciso in un albergo di Los Angeles, nel 1968. Il sangue gli finì addosso, e lui scattò le immagini di Kennedy mentre moriva, mentre Ethel Kennedy lo abbracciava e chiedeva ai fotografi di non farlo, di non scattare. La mattina dell’11 settembre Drew era stato mandato al Bryant Park di Manhattan – una cinquantina di isolati a nord del World Trade Center – per fotografare una sfilata di moda premaman: c’era anche una troupe della CNN, e un cameraman ricevette in cuffia la comunicazione che un aereo si era schiantato contro una delle torri gemelle. Subito dopo l’agenzia chiamò Drew e gli disse di andare là. Drew prese la metropolitana che funzionava ancora e scese alla fermata di Chambers Street, da dove sbucò per trovarsi di fronte le due torri avvolte nel fumo: il secondo aereo aveva centrato la torre Sud. La gente guardava in alto e urlava: si vedevano persone saltare giù dalle torri.
Drew cominciò a scattare.
In quei momenti un aereo centrava il Pentagono. Dopo poco la torre Sud crollò, seguita dalla Nord: Drew, scattando ancora, capì che doveva togliersi di lì e rientrò negli uffici di Associated Press.

Tra le foto che aveva fatto alle persone in caduta libera dalle torri, alle persone che andavano a morire schiantandosi a terra in fuga da altre morti, una lo colpì subito per la sua potenza formale e simbolica: sullo sfondo di linee verticali delle due torri, precisamente a separare il profilo di una da quella dell’altra, la sagoma di un uomo verticale e capovolta, con le braccia allineate al corpo e una gamba compostamente piegata, come in un tuffo, come una freccia, era stata bloccata nella fotografia, ferma e rivelatrice di velocità insieme. Era una foto pazzesca. Uscì sui giornali di tutto il mondo il giorno dopo.

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