
È il 17 agosto scorso quando il medico si presenta in un'abitazione di Feltre. Una visita di lavoro visto che deve fare una visita fiscale per un ragazzo di 36 anni che è in malattia. Quando entra nel cortile della casa vede due cani che abbaiano: sono cani da difesa ed è normale che si comportino così. Il medico abbassa il finestrino e chiede alla padrona di casa (madre del ragazzo che deve «controllare») se può uscire. La donna lo rassicura con la classica frase «abbaiano ma non mordono» e così il dottore lascia il «guscio» protettivo della sua macchina. Non lo avesse mai fatto.
Uno dei cani, un pastore maremmano, parte alla carica. Il primo morso è all'altezza della coscia destra ma i denti dell'animale forano solo il tessuto del pantalone. L'attacco non è però finito. Il secondo e il terzo morso del cane prende in pieno il polpaccio dell'uomo lasciando sulla carne i segni dei denti. La ferita sanguina, ma il medico trentino, porta a termine in suo lavoro e fa la visita fiscale. Nel frattempo, però, la ferita, continua a sanguinare e quindi l'uomo va al pronto soccorso di Feltre. Qui i medici lo medicano e lo dimettono dopo tutti i controlli del caso (comprese le vaccinazioni necessarie in caso di morsi da animale) e lo dimettono con una prognosi di dieci giorni. Naturalmente salvo complicazioni.
Tornato a casa il dottore contatta Nicola Benvenuto, il suo avvocato di fiducia, e gli dà l'incarico di intraprendere una causa contro la padrona del cane. La via scelta è quella del ricorso di giudizio immediato al giudice di pace che presuppone la costituzione di parte civile da parte di chi intraprende questa strada e quindi il medico. Le accuse mosse sono quelle di lesioni colpose e comportamento omissivo.
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