venerdì 29 luglio 2011

Tremonti: non ho bisogno di rubare...... Per foza hai già rubato abbastanza


NON HO PAROLE PER COMMENTARE QUESTI "EPISODI"  IN QUESTI MOMENTI IN QUI LA GENTE FATICA AD ARRIVARE A METà DICO A METà MESE ......VERGOGNA

"Nessun nero e nessuna irregolarità. Solo errori". Giulio Tremonti scrive al Corriere della Sera per rispondere alle domande di Sergio Romano sullo scandalo Milanese ma parla più da commercialista che da politico. E non sgombra le ombre sulla questione morale che grava sulla testa sua e del suo ex consigliere. La casa romana di via Campo Marzio da 1.000 euro a settimana, pagati in contanti, era regolata da un "rapporto tra privati cittadini" per cui "non era infatti dovuta l'emissione di fattura o vietata la forma di pagamento". Quei 4mila euro al mese erano dunque "una somma a titolo di contributo, pagata via via per ciascuna settimana e calcolata in base alla mia tariffa giornaliera di ospitalità alberghiera. Come facevo prima e come ora appunto faccio ogni settimana in albergo". Ecco perché dunque si deve parlare, secondo il ministro dell'Economia, di "errori e non di illeciti". L'errore più grande è stato quello di "non aver lasciato prima l'immobile. L'ho fatto in buona fede, ma sarebbe stato senza dubbio più opportuno dato che proprio questo è ora causa di speculazioni che avrei potuto e dovuto evitare".

La grana caserma - Tremonti si fa i conti in tasca ("Dal 2001 prima, e poi dal 2008, ricevo in contanti, in modo perfettamente lecito ed ufficialmente registrato il mio compenso da ministro, pari a circa 2.390 euro al mese. Rispetto ai circa 4.000 euro mensili, la differenza risulta così pari a circa 400 euro a settimana, a circa 1.600 euro al mese. Inspiegabile, impossibile, come facevo a disporne?") ma il botto lo riserva a Massimo Giannini, su Repubblica. Prima di trasferirsi da Milanese, il ministro abitava in una caserma della Guardia di Finanza o in albergo. "Ho accettato l'offera di Milanese perché in caserma non mi sentivo tranquillo. Ero spiato, controllato, pedinato". Questioni di privacy, dunque. L'impressione che rimane è che, volendo chiudere un fronte, Tremonti ne abbia aperto un altro, clamoroso.

"Non frego gli italiani" - La difesa di Tremonti prosegue anche a Unomattina, dove entra un po' più nello specifico dell'inchiesta su Milanese. "Se ci sono stati illeciti la magistratura procederà, se ci sono appalti illeciti commissariamo tutto, è stata già commissariata una società". Ma l'arma preferita rimane sempre l'ironia, come quella usata giovedì quando aveva detto di "dato le dimissioni da inquilino". "Di avere casa a Roma non me ne può fregare di meno; non frequento i salotti e non faccio vita sociale romana", ha spiegato davanti alle telecamere di Raiuno. E sui pagamenti a Milanese, puntualizza: "Io prima di fare il ministro dichiaravo al fisco 5 milioni, 10 miliardi di vecchie lire all'anno. Devo dire che do in beneficenza più di quanto prendo come parlamentare. Non ho bisogno avere illeciti favori, di fregare i soldi agli italiani".

"Guardate Cetto" - Il ministro ha parlato anche della situazione economico-finanziaria. Nessun appunto alla Deutsche Bank che giovedì ha venduto una grande quantità di titoli di stato italiani (Romano Prodi ha definito l'operazione un "suicidio, la fine della politica della solidarietà", mentre Tremonti ha preferito "non fare polemiche" con la Germania), una stoccata alla sinistra delle tasse (la patrimoniale è "una follia, un errore") e una riflessione sulla crisi: "Si può e si deve andare avanti. Bisogna fare di più, più in fretta essere più convincenti". E sui tagli, Giulio fa di nuovo l'umorista. "Se uno va a vedere le sedi delle Regioni non ha l'impressione della sofferenza economica". Rischiano i Comuni: "8.000 sono troppi, dobbiamo accorpare il più possibile". Insomma, la spesa pubblica si deve ridurre. Dove e come? "Guardate Qualunquemente (il film di Antonio Albanese incentrato sul personaggio di Cetto La Qualunque, ndr)".

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