domenica 24 luglio 2011

Quando lo sport fa male ?????

 VIDEO DI RIFERIMENTO                                                                                                                  Nella definizione del wellrunness (correre per vivere meglio) sembrerebbe implicita l'equazione sport=salute. Purtroppo non è affatto così. L'equazione esatta è "sport fatto bene"=salute.
Esistono infatti purtroppo moltissimi modi di fare attività sportiva in modo sbagliato.
L. per esempio vuole correre la maratona in 3h10', segue la sua alimentazione in modo rigorosissimo, si allena con un preparatore estremamente professionale. È un amatore, ma si comporta come un professionista. Fin qui nulla di male, solo indice di serietà. Il suo fisico però mal gestisce gli allenamenti (non è detto che tutti siano naturalmente maratoneti, esistono anche i velocisti, i mezzofondisti ecc.) e la qualità del sonno è nettamente peggiorata. Ha letto un mio articolo e mi propone di inserire fra i rimedi la valeriana, sicuro di avermi dato un ottimo consiglio. È chiaro che L. non sa ascoltare il suo corpo e vuole soffocare i messaggi che lancia perché è diventato prioritario l'obbiettivo sportivo.
Personalmente sono nettamente contrario all'uso di droghe di qualunque tipo per addormentarsi perché ciò indica che la gestione del proprio corpo ci sta sfuggendo di mano. Non esiste farmaco non nocivo solo perché naturale (ci sono tante cose naturali che fanno malissimo). Se un farmaco funziona vuol dire che sposta certi equilibri ed è molto ottimistico sperare che non abbia a breve o a lungo termine effetti collaterali. Possono essere piccoli (come quello della valeriana o di un antistaminico che dà gli stessi effetti della valeriana senza essere un tranquillante) o trascurabili, ma creano sempre una dipendenza.
Questo esempio dimostra come si debba distinguere nettamente dal fare sport per arrivare a un risultato (che con la qualità della vita nulla c'entra) dal fare sport per stare meglio.
Almeno sei sono le cause di uno sport che può far male.

  • Lo sport sbagliato
  • Né quantità né qualità
  • Troppa qualità
  • Troppa quantità
  • Un obbiettivo alternativo alla salute
  • Scorrelazione dallo stile di vita.
Lo sport sbagliato
sportUno sport che non provochi grosse modificazioni positive nel nostro organismo non può aiutare la nostra salute. Pertanto occorre capire che moltissimi sport non sono che "giochi per adulti". Consultate la tabella degli sport. Vedrete per esempio che il calcio ha classificazione 4 mentre il ciclismo 5, il tennis 3 ecc. Cosa significa? Quanto più alta è la valutazione e tanto più alta è la probabilità che fisiologicamente lo sport apporti modifiche positive. Ovviamente esiste anche una componente psicologica che non si può trascurare (fare sport può divertire e fare stare bene), ma tale componente è comune a tutti i giochi e non discende direttamente dal concetto di sport.
Perché uno sport sia salutisticamente positivo deve attuare il potenziale che ha in sé. Per esempio il ciclismo è uno sport da 5 stelle, ma se si esce solo un'ora alla domenica, non si attua che in minima parte il potenziale salutistico. In altri termini, il prodotto fra la bontà di uno sport e quanto lo facciamo determina il livello di salute. Così per la corsa si può stabilire che occorrono almeno 40-50 km alla settimana per sfruttarla al meglio. Per il calcio (tranne il portiere per il quale la situazione è ancora peggiore) si può supporre che per sfruttare il potenziale salutistico occorra allenarsi almeno tutti i giorni, cosa che per la stragrande maggioranza degli amatori non avviene. Se il calcio è l'unico sport praticato per solo 2-3 ore alla settimana è illusorio supporre di essere "sportivi di buon livello".
Come per le diete a punti si può dare un punteggio salutistico per ogni ora di sport praticato; si tiene conto anche del fatto che molti sport non sono continui (per esempio un'ora di palestra si trasforma in 20-30' circa di esercizio effettivo, così come l'allenamento di un velocista non va oltre i 10-20' effettivi per ora).

Aerobica4
Atletica (fondo)6
Atletica (lanci)1
Atletica (salti)2
Atletica (velocità)3
Baseball2
Basket3
Body building2
Calcio3
Canottaggio5
Ciclismo5
Equitazione1
Ginnastica3
Golf1
Gymnasium training2
Judo2
Karate3
Nuoto (velocità)3
Nuoto (fondo)6
Pallanuoto4
Pallavolo2
Rugby3
Scherma2
Sci (discesa)3
Sci (fondo)5
Sollevamento pesi2
Squash4
Tennis3
Windsurf2

Se per arrivare a un livello ottimale si deve ottenere nella settimana un punteggio di 30, per arrivare a un primo livello che ci differenzi da un sedentario (quello che per la corsa è definito dal test del moribondo) si deve arrivare a un punteggio salutistico di 15 punti in una settimana. Si vede subito che bastano 2,5 ore di corsa, ma ben 5 di calcio. Il conteggio per la palestra dà ben 7,5 ore: devono riflettere su questi numeri tutti coloro che vanno in palestra tre volte alla settimana per un'ora e pensano di fare sport.
Né quantità né qualità
Il classico caso di chi fa poco e senza esagerare. In genere lo sport è vissuto come costrizione (caso classico: faccio sport per dimagrire) e si cercano alibi vari per ridurre l'attività sportiva (non ho tempooggi piove ecc.) o per farla a livello di low training (uso il cardio per non superare certe soglie che potrebbero essere pericolose).
Siamo di fronte a un soggetto non allenato che è solo di un quid infinitesimale sopra al sedentario. La classica frase "vado in palestra" detta da persone che sono indistinguibili da un sedentario puro è lo specchio di questa situazione.
La pericolosità non è a breve termine, quanto a lungo termine. Con una psicologia del genere, il soggetto non ha nessuna capacità di reazione alle avversità. Paradossalmente, se dedicasse il tempo dedicato allo sport ad altri interessi seguiti con più amore, avrebbe maggiori risultati. Esistono moltissime ricerche che evidenziano come sportivi a bassa intensità invecchino nello stesso modo (cioè male) di sedentari generici e peggio di sedentari che hanno "hobby coinvolgenti".
In altri termini, meglio andare a pescare o suonare il piano piuttosto che fare sport male e controvoglia solo perché è di moda o non si vuole la pancetta.
Troppa qualità

infortunioÈ impressionante il numero di amatori morti durante una partita a pallone fra amici. Sicuramente stile di vita sbagliato, sovrappeso, sopravvalutazione del proprio stato di allenamento ecc., ma anche grande presunzione.
Non è possibile arrivare ad avere picchi di intensità alta allenandosi due volte alla settimana: i benefici sono sicuramente inferiori ai danni provocati dallo stress organico. Peggio ancora se ci si limita a un solo impegno settimanale.
Non si può pertanto definire uno sportivo:
  • chi esce in bici solo nel week-end facendo a gara con i propri amici/rivali;
  • chi gioca a calcio solo al sabato pomeriggio;
  • chi corre due volte alla settimana e decide di correre una maratona sputando sangue nei soli due giorni di allenamento ecc.
Troppa quantità
In genere l'eccesso di quantità è raggiunto per somma di attività, una specie di nevrosi da sport. F. va in palestra tre volte alla settimana, il sabato e la domenica esce in bici, il giovedì sera corre per un'ora e mezza con gli amici, due volte alla settimana nella pausa pranzo va in piscina. Nonostante questo il suo livello atletico è veramente scadente per un uomo di 34 anni e chiede consiglio, domandandosi se non è il caso di ripristinare il suo amato tennis che ha lasciato da anni. Può sembrare una barzelletta, ma vi assicuro che, quando ho detto a F. che il suo fisico era in cortocircuito non capendoci più nulla fra i tanti gesti atletici cui era costretto, ho ricevuto una risposta tipicamente nevrotica, del tipo "io non so stare senza sport".
L'eccesso di quantità copre sempre una carenza esistenziale, senza la comprensione della quale non è possibile risolvere il danno che lo sport sta facendo.
Quanti sono i runner mediocri (cioè tutti gli amatori, perché sto parlando di mediocrità in termini assoluti, riferita ai campioni) che almeno una volta non si sono chiesti se fosse il caso di fare il bigiornaliero per migliorare le loro prestazioni?
Un obbiettivo alternativo alla salute
Se l'obbiettivo sportivo non è la salute, esiste la possibilità che lo sport possa far male. Qualche anno fa la rivista Correreospitò una polemica fra me e Canova circa il fatto che spesso l'allenatore di professionisti non curasse la dimensione salutistica dei suoi atleti. Il mio era solo un rilievo senza intenti polemici, susseguente a certe dichiarazioni di Canova che evidenziavano come i parametri ematici di molti campioni sono sballati, se esaminati con i parametri dell'uomo comune.
Purtroppo molti sportivi pensano che lo "sport cattivo" sia il sovrallenamento, una condizione che, dal punto di vista medico, si verifica molto raramente perché è correlata sempre a un eccesso quantitativo notevole.
La gran parte dei "sovrallenamenti" (oltre l'80%) sono "stress da sport" in soggetti che non riescono a vivere in modo equilibrato gli obbiettivi sportivi che si sono posti (un risultato, un tempo, una certa visibilità sociale ecc.). Spesso basta ridefinire l'attività sportiva in termini meno coinvolgenti e riappaiono i benefici. Quali possono essere i campanelli d'allarme? Vediamone alcuni.
  • Frustrazione in caso di obbiettivo mancato
  • Partecipazione a troppe gare e/o eventi sportivi
  • Ricorso eccessivo a integratori
  • Ansia nell'affrontare l'evento sportivo
  • Pratica dell'attività anche in condizioni fisiche precarie (infortunio).
Scorrelazione dallo stile di vita
Lo sport fa male quando serve come alibi per mantenere uno stile di vita scorretto. Molti fumatori fanno sport sperando che possa servire come dimostrazione che il fumo non nuoce; altri "sportivi" fanno sport per poter trasgredire a tavola ogni regola di buona alimentazione (faccio sport, quindi cosa vuoi che contino i 10 kg di sovrappeso). Ricadono in questo caso anche tutti coloro che fanno sport per ottenere visibilità, dimostrando una personalità apparente.
A loro, ma anche a tutti coloro che si riconoscono in una delle classi descritte, l'avvertenza di comprendere che
decidere di fare sport è solo il primo passo, poi bisogna farlo bene…

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